martedì 4 ottobre 2011

Terra Ferma di Emanuele Crialese



Quando la legge degli uomini contrasta con la morale comune.  di Giuliano Capani

Ancora un bel film del regista di origine siciliana ma americano di formazione artistica. Un tributo alla sua terra, come gli altri precedenti: Respiro, Nuovomondo. Ma qui la Sicilia diventa una cartina di tornasole per un antica questione: è il problema della legittimità della legge positiva, già affrontato da Sofocle nell’Antigone. Cosa succede quando la legge degli uomini contrasta con la morale comune? E’ legittimo non obbedire alle norme seguendo quella legge non scritta che deriva da imperativi di natura superiore come quelli della solidarietà umana?
Il film, avvalendosi di un cast di attori, guarda caso tutti siciliani, (Mimmo Cuticchio, Beppe Fiorello, Filippo Pucillo, Donatella Finocchiaro) affronta il tema dell’emigrazione clandestina connotandola territorialmente (anche se non facendone espressa menzione) in quel di Lampedusa che ha dovuto affrontare in questi ultimi tempi questo fenomeno con risultati non proprio dignitosi. Ricordiamoci quel che è successo ai deportati di Manduria...

In questo piccolo lembo di terra proteso verso l’Africa una comunità vive di pesca e turismo, saldo nelle sue tradizioni che si esprimono in fatti e comportamenti semplici: quelli dei valori forti che rimangono stabili nel tempo, quelli che provengono dall’essere e sentirsi uomini nell’universo, quelli che in una parola son chiamati nel film: La legge del mare!
Crialese, con sapiente drammaturgia e inquadrature sempre suggestive, ci racconta una sorta apologo: la storia del film si rifà, come dicevamo, al mito tragico di Antigone che viola la legge degli uomini ( il re Creonte) e da sepoltura a Polinice obbedendo alla legge “divina”:

 «Ma per me non fu Zeus a proclamare quell'editto, né la Giustizia che dimora tra gli dèi. [...] Io seguo le leggi sacre e incrollabili degli dèi, leggi non scritte, di quelle io un giorno dovrò subire il giudizio. [...] E non credevo che i tuoi bandi fossero così potenti da sovrastare e sovvertire le leggi morali degli dèi!».

 Alla stessa maniera la solidarietà umana, quasi un istinto primordiale, fa si che il pescatore salvi alcuni profughi etiopici e tra questi una donna incinta, presti loro le prime cure e trattenga la donna a casa della nuora aiutandola a partorire. Ma le leggi degli uomini prevedono che dovesse venire consegnata alla polizia. Di qui inizia il dramma del pescatore e di un intera comunità che si riunisce protestando per l’operato delle forze dell’ordine che sequestrano la barca (unico mezzo di sussistenza della gente di mare) e non è attrezzata, né disponibile a dare soccorso con dignità umana a queste persone che provengono da vicissitudini drammatiche e che vogliono raggiungere soltanto … La TERRA FERMA!

L’attualità del film è evidente e ci pone quesiti e problemi tuttora aperti su come si sia organizzata l’accoglienza (sic!) di questi flussi emigratori: persone che sono sorrette solo dalla speranza di ricongiungersi con i loro parenti o di conquistare una vita migliore… aspirazioni queste, a cui non abbiamo saputo dare una risposta dignitosa.

Il film, di produzione italiana (Cattleya, France2 Cinema, in collaborazione con RAI Cinema e Canal plus) è candidato italiano agli Oscar. Il che ci fa un immenso piacere perché rappresenta degnamente un fenomeno centrale nella nostra comunità europea e riguarda da molto vicino le popolazioni frontaliere (è di pochi giorni fa uno sbarco a Novaglie, LE) che ogni giorno si trovano nelle situazioni descritte sapientemente dal film.