venerdì 6 gennaio 2012

Midnight in Paris

Il fascino del passato per un presente difficile da vivere e da accettare.

L’ultimo film di Woody Allen, Midnight in Paris, sbanca i botteghini incassando 2.203.671 euro in appena 3 giorni dall’uscita. E’ un record per il regista statunitense in Italia. La sequenza iniziale sembra essere un atto d’amore a Parigi: inquadrature fisse tipo cartolina illustrata mostrano le bellezze architettoniche e urbanistiche dell’intramontabile capitale francese dove la camera sembra compiacersi un po’ troppo a lungo sulle inquadrature estetizzanti, ma l’incantesimo viene subito infranto dall’arrivo dei protagonisti: una coppia di giovani americani con genitori di lei a seguito dedita quasi esclusivamente allo shopping turistico.

Ma il protagonista è Gil (Owen Wilson), giovane sceneggiatore hollywoodiano che somiglia molto all’imbranato e introspettivo Woody che ben conosciamo. Tra Gil e Ines (Rachel McAdams), futuri sposi, c’è qualcosa che non va: sognatore e introspettivo lui, pragmatica e estroversa lei. Gil vorrebbe cimentarsi nella letteratura e sta scrivendo un romanzo, mentre Ines lo scoraggia in tutti i modi preferendo la più sicura carriera di sceneggiatore di film.
Ines incontra una sua vecchia fiamma (uno di quegli intellettuali odiosi che solo Allen sa rendere così antipatici) e si lascia trasportare in visite guidate a Musei, feste da ballo, shopping. Così la vacanza parigina separa di fatto i due promessi sposi che vivono giornate parallele. Infatti Gil, in cerca d’ispirazione, non ama queste banalità turistiche preferendo passare il suo tempo a gironzolare nei vicoli parigini e a curiosare nei mercatini dell’antiquariato.

Una sera, ritornando da solo all’albergo dopo aver bevuto qualche bicchiere di più, allo scoccare della mezzanotte, Gil si trova coinvolto in una comitiva chiassosa quanto gioiosa che lo carica a bordo di una vecchia Peugeot.
Con suo grande stupore si rende conto di trovarsi al cospetto di grandi Scrittori e artisti degli anni ruggenti: Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald in compagnia di Zelda, Gertrude Stein, Salvador Dalí e una serie incredibile di altri personaggi, quali Pablo Picasso, Henri Matisse, Thomas Stearns Eliot, Luis Buñuel, Man Ray.

Qui inizia la parte più interessante del film che vede Gil interagire da uomo del terzo millennio con i quegli uomini che hanno segnato un solco profondo nella cultura del secolo breve. C’è da chiedersi: come mai Woody Allen scegli proprio questo periodo? Cosa hanno rappresentato gli anni venti? Quale energia creativa si sprigionò il quel periodo che nella storia dell’arte viene etichettato come Futurismo e surrealismo? Gli anni ruggenti gettarono il seme per la costruzione di nuova società che usciva dal primo conflitto mondiale: c’era da ricostruire tutto, un’occasione per guardare avanti con uno sguardo positivo e sperimentare in ogni campo. Sia nella politica che nella cultura e nella scienza fiorirono ebbero impulsi eccezionali: la repubblica di Weimar, Bertold Brecth che gettò le basi del teatro moderno. Nel Cinema S.M. Ejzenstejn, Dziga Vertov, Bunuel, nella pittura Pablo Picasso, Salvator Dalì. Albert Einstein scopre l’energia atomica, Nikola Tesla inizia le ricerche sulla corrente alternata e l’energia dei campi magnetici promettendo un’energia pulita per tutti a basso costo. Ma furono anche anni in cui questa grande euforia si trasformò in un ubriacatura: tutto sembrava possibile. Il sogno colonialista italiano, la corsa al consumismo, l’indebitamento economico che ebbe il suo culmine nel 1929 col crollo del sistema finanziario di Wall street.
Gli anni che seguirono furono i più dolorosi del secolo passato, stalinismo, nazismo, fascismo, la seconda guerra mondiale.

Il film di Allen sembra alludere a tutto questo ma con una sottile ironia di fondo che indica anche una strada praticabile: il fascino del passato non è spendibile nel presente se non come ricordo cosciente. Così il protagonista sceglie il presente, quella semplicità dalla quale si era staccato rischiando di perdersi. Una semplicità fatta di riconoscimento delle cose importanti, essenziali. Un ritorno ai valori forti dove una passeggiata sotto la pioggia è come sentirsi una parte dell’universo senza bisogno di aprire ombrelli…