
Ricordo che fu un’aspra battaglia per cercare di portare nel cinema Odeon, arroccato sulla cinematografia erotica, una programmazione realmente ricreativa e culturale in quel luogo che consideravamo scippato ai lavoratori della Manifattura. Ma era il periodo in cui queste pellicole di serie B (fatte proprio per i circuiti minori di provincia, anche nel Teatro Paisiello si proiettavano le erotic movies) incontravano il gusto (sic!) di molti, compresi insospettabili intellettuali, come il poeta Vittorio Pagano che incontrai all'uscita della prima proiezione di Walalla la vergine di ferro e mi confessò, in versi baciati, il suo interesse in quel genere.
Il Cinema Odeon, dunque, è stato caratterizzato da questa scelta erotico-popolare per lungo tempo che lo ha marchiato come cinema di serie B fino alla scomparsa del genere erotico, diventando poi un cinema di seconda visione. Ma quando questa fu abolita dal mercato cinematografico non rimaneva molta scelta. A Lecce sono sopravvissute le sale parrocchiali (Antoniano e Salesiani) che, in qualche modo, hanno cercato di attrarre pubblico con Rassegne di film d'autore o ospitando Cineforum.
L'Odeon non restava che scegliere la via del cinema di qualità senza però averne la capacità strutturali e organizzative: la saletta angusta, non perfettamente insonorizzata, le pareti non scure, proiettori non proprio nuovissimi la facevano somigliare di più ad un cinebus che ad un cinematografo. Non ha un sito in internet, il suo account in Twitter ha solo 20 contatti, al telefono raramente rispondono prima delle 20...
È chiaro che per ospitare un cinema di qualità non basta noleggiare il film e proiettarlo, occorre dissodare il terreno, fare opera di aggregazione, comunicare con il proprio pubblico, instaurare relazioni col tessuto sociale... niente di tutto questo è stato fatto. È così che Giovannona coscialunga, tentando invano di ingentilirsi con abiti preziosi che non facevano intravedere più le sue formosità, è rimasta senza spettatori.
Il cinema è un fenomeno in continua trasformazione, ha una storia alle spalle, è come un corpo vivente che si adatta ai nuovi stimoli sociali e tecnologici, un buon imprenditore deve capire e vivere questi mutamenti ma, soprattutto, essere in contatto con la società civile... per migliorarla, aggiungerei.
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